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Fumo in gravidanza: “Sicuramente 5 sigarette è meglio di 20, ma peggio che niente!”.



 

La percentuale di donne in gravidanza che fuma è molto variabile e dipende anche dell’età andando da circa il 34% per ragazze di età inferiore ai 20 anni per scendere al 14-15% oltre i 20 anni. Smettere di fumare durante la gravidanza è molto difficile se consideriamo come almeno l’80% delle donne che fumano durante la gravidanza lo faranno fino al momento del parto

Gli effetti del fumo in gravidanza sono ormai ben descritti e dimostrati in letteratura scientifica, tra cui il più evidente è la riduzione di peso alla nascita seguito da altri meno frequenti quali distacchi di placenta per non parlare poi dei problemi cardiaci e respiratori materni. Quello che deve essere subito chiaro è che vi è una relazione diretta tra la quantità di fumo inalata e la riduzione della crescita fetale. Tale riduzione  peggiora ulteriormente quando  l’assunzione si protrae per il secondo e terzo trimestre di gravidanza. Ma questo non è sempre vero per fortuna! Infatti sembra esservi anche una base genetica materna che determina tali  complicanze; infatti  donne che possiedono polimorfismi nei geni che codificano per le sostanze deputate allo smaltimento delle tossine sono a maggior rischio per lo sviluppo di neonati di basso peso alla nascita.

E’ importante anche porre l’accento sulla problematica del fumo passivo respirato durante la gravidanza. Al contrario di quanto si possa pensare anche in questo caso l’entità della problematica non cambia: fumare attivamente o passivamente comporta sempre e comunque una diminuzione del peso alla nascita del bambino, uguale sia nel primo che nel secondo caso.

La quantità di fumo pertanto è fondamentale per la stima dei possibili rischi che in una scala vanno dal neonato di peso lievemente inferiore alla media, al neonato piccolo per la nascita, fino ai ritardi di crescita gravi e ai distacchi di placenta.

Importante oltre alla quantità sono, come detto, i tempi di esposizione al fumo materno: le donne che iniziano a fumare tra la fine del secondo o terzo trimestre di gravidanza hanno un rischio di avere un bambino di basso peso alla nascita come per le donne che fumano durante l'intera gravidanza. In realtà, l'arresto durante il primo trimestre, in particolare prima delle 16 settimane di gravidanza, produce neonati di peso simile alle donne che non hanno mai fumato. Attenzione però: fumare nel primo trimestre di gravidanza, indipendentemente dalla dose in questo caso, predispone invece all’insorgenza di malformazioni fetali quali quelle cardiache ed in alcune donne suscettibili geneticamente ai difetti del palato e delle labbra fetali.

Alcuni studi hanno tentato di stabilire il limite di sigarette al giorno nelle donne che non riescono a smettere oltre il quale si potrebbero avere degli effetti negativi sul bambino, senza mai dare risultati univoci. Infatti troppe sono le variabili che possono falsare i risultati di questi studi, tra cui l’età materna, il peso corporeo e non ultima la raccolta dei dati. Quello che è certo è che bisogna incoraggiare le mamme fumatrici che non riescono a smettere a ridurre il fumo. Negli USA esistono dei programmi di recupero multidisciplinari, nei quali la mamma viene seguita passo passo nella gravidanza e viene aiutata a ridurre fino a smettere il consumo delle sigarette. Infatti è vero che sarebbe già un bel traguardo ridurre il consumo di fumo, ma occorre essere chiari sul fatto che la cessazione è sicuramente più vantaggiosa!